Le Origini di Grignano

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Quinta puntata sulla nostra storia: Gli scavi di Grignano


Questa volta la macchina del tempo la dobbiamo caricare pesantemente d’energia per questo salto iperbolico in un lontano passato di più di 4000 anni fa! Già sapevamo che in questi paraggi di confluenze di fiumi e guadi i nostri antichi costruirono piccoli insediamenti ma il ritrovamento avvenuto nel 2013 ha gettato nuova luce su queste zone e gli scavi, ora ottemperati da finanziamenti e dalla scienza archeologica (Dot.ssa Cristina Longhi della sovraintendenza) ha gettato nuova luce su questi stanziamenti. Vi riporto il rapporto contenuto nel video organizzato dal comitato “Grignano Vive” in cui troviamo un attore primario in Renato Plati e aiuto indispensabile nel preparare questo nostro articoletto… A Grignano tra il 2013 e il 2017 è venuto alla luce un importante area archeologica.

Il territorio di Brembate risultava da tempo d’una importante necropoli della cultura Golasecca risalente al sesto secolo avanti Cristo, i cui reperti si possono oggi ammirare al civico museo archeologico di Bergamo, sottolinea l'importanza dell'area in relazione ai guadi del Brembo e dell'Adda mentre le numerose testimonianze riferibili all'epoca romana e altomedievale in tutta l'isola Brembana confermano la centralità di questo territorio per i collegamenti in Italia settentrionale. Lo scavo archeologico, effettuato in vista della realizzazione di uno svincolo dell'autostrada Pedemontana, grazie a una previsione della normativa italiana pensata per garantire la tutela dei beni culturali in occasione della progettazione delle opere pubbliche, ha indagato un'area di circa 27.000 metri quadri e ha messo in luce un vasto insediamento di tre necropoli riferibile a un periodo di circa 2000 anni tra la protostoria e l'alto medioevo. ….

1) Nell'area indagata le testimonianze più antiche di frequentazione umana sono databili tra il quindicesimo e il dodicesimo secolo a.c., che in Italia settentrionale corrisponde all'età del bronzo media e recente, riconducibili a una necropoli: sono infatti state individuate 46 sepolture costituite da una semplice fossa scavata nel terreno e in rari casi rivestiti di ciottoli. Il rituale seguito era quello della cremazione, caratteristico delle comunità che abitavano in questo periodo nella Lombardia occidentale; i resti del rogo sono stati ritrovati sul fondo della fossa, forse erano raccolti in contenitori di materiale deperibile come sacchetti di tessuto o cassette di legno. In soli due casi era presente l'urna cineraria di ceramica; frammisti alle ossa cremate, alla cenere e ai carboni del rogo sono stati ritrovati oggetti in bronzo coltelli, punte di lancia, bracciali, fibule, anelli che costituiscono il corredo personale del defunto.

Rari frammenti di ceramica sono forse riconducibili a rituali che prevedevano offerte alimentari. La necropoli sembra avere un'organizzazione precisa in cui le sepolture sono disposte ad arco intorno ad una tomba più ampia caratterizzata dalla fossa rettangolare con fondo rivestito di ciottoli forse appartenuta al personaggio di spicco della comunità.

2) Dopo un lungo periodo di abbandono dell’area, a pochi metri dalla necropoli dell'età del bronzo, sorge una seconda necropoli datata all'epoca della romanizzazione tra il secondo e il primo secolo a.c.. Le 26 tombe ritrovate sono semplici fosse di forma circolare e in alcuni casi le pareti e il fondo erano rivestite da ciottoli. Il rituale seguito era quello della cremazione ma questa volta indiretta, cioè con la pira funebre collocata in un luogo diverso dalla fossa sepolcrale. Tutti i defunti erano accompagnati da ricchi corredi composti da strumenti della vita quotidiana come vasi, monili e da monete in bronzo di proprietà del defunto in vita e patrimonio per il mondo ultraterreno ma soprattutto oggetti dall'importante valore simbolico. In un momento poco successivo alla fondazione della necropoli, tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C. (si passa dalla repubblica all’età imperiale, dalle varie guerre civili alla Pax Romana di grande stabilità e sviluppo economico), questi territori passano sotto il controllo romano con la costruzione di una strada in ciottoli e ghiaia con direzione nord-ovest verso sud-est.

Questa via romana, al momento del ritrovamento, conservava i profondi solchi dei numerosi carri che l'avevano percorso. Lungo di essa sorgono alcuni edifici a pianta rettangolare di dimensioni piuttosto ridotte il cui perimetro è stato riconosciuto tramite le impronte delle canalette per l'alloggiamento delle travi portanti e dei buchi dei montanti lignei che sostenevano le pareti e i tetti.

3) Fra il secondo e il quarto secolo d.C. (nel pieno dell’epoca imperiale) il villaggio sembra crescere d'importanza: gli edifici diventano di dimensioni maggiori e sono suddivisi in più ambienti. Spesso alle fondazioni in travi ligneee si sostituiscono muri in ciottoli, i pavimenti in terra battuta, semplici focolari e una vasca posso interpretati come fornaci che raccontano della presenza di attività artigianali. Per esigenze, che noi oggi non riusciamo più a comprendere, la strada viene rintracciata con andamento leggermente curvilineo e nella zona sud orientale del villaggio incrocia una seconda strada. Come nelle epoche precedenti la porzione meridionale dell'area permane a vocazione funebre. Della necropoli di età imperiale che, considerato lo sviluppo dell'insediamento, doveva esser in origine la più estesa sono sopravvissute solo 14 sepolture con ogni probabilità le rimanenti sono state distrutte dalle attività agricole che caratterizzano tuttora questa parte del territorio di Grignano. Correntemente coi rituali noti per il periodo sono testimoniati sia rito della cremazione, caratterizzato da piccole fosse scavate in nuda terra con i resti di roghi posti sul fondo, si aggiunge il rito dell'inumazione (il cristianesimo inizia a farsi largo) testimoniato da fosse rettangolari nella nuda terra o in casse di laterizi.

Probabilmente a causa della particolare composizione del terreno gli scheletri dei defunti non si sono conservati, risulta dunque impossibile fornire qualsiasi informazione su questi antichi abitanti del territorio. Le dimensioni delle tombe ci possono però suggerire che adulti, bambini e feti neonati (protetti questi ultimi da coppi capovolti) condividevano lo spazio funerario. Il sesso dei defunti in alcuni casi può essere ipotizzato grazie alla composizione del corredo: ornamenti per le donne e utensili in ferro per gli uomini.

All'interno delle tombe erano presenti anche recipienti da tavola come bottiglie, brocche, ciotole e da cucina come tegami. Alcune fosse ritrovate non avevano funzione di tomba e forse testimoniano la pratica della deposizione di offerte e defunti in particolari occasioni.

4) Nel corso del quinto secolo d.C. il villaggio sembra subire una crisi nell'area indagata i grandi edifici vengono abbandonati e l'abitato sembra restringersi (ricordo che siamo nel periodo del crollo dell’impero romano e delle invasioni barbariche che hanno sconvolto per sempre la vita delle popolazioni celtiche-romane di quei tempi). La definitiva decadenza è testimoniata circa un secolo dopo, momento in cui le grandi case romane sembrano essere state rioccupate trasformandolo in abitazioni più povere.

Gli edifici che caratterizzano il periodo tra il sesto e l'inizio del settimo secolo sono piccole capanne quadrangolari semi interrate con strutture realizzate in legno e materiali deperibili, come intrecci vegetali e tetti di paglia; 5) capanne di questo tipo spesso compaiono con l'arrivo dei Longobardi (Alboino scende in Italia nel 568 d.c.). A questo periodo risalgono anche tre sepolture d’inumazione in fossa semplice che risultavano già depredate al momento del ritrovamento. In una di queste però fortunatamente si conservava la parte centrale, chiamato umbone, di uno scudo risalente al primo periodo dell'arrivo dei Longobardi in Italia. La tomba doveva dunque appartenere ad un maschio adulto guerriero che, secondo il rituale in uso presso queste popolazioni provenienti dal Nord Europa, veniva sepolto con le sue armi. Le tombe erano collocate all'interno degli ambienti di una casa romana evidentemente ormai abbandonata da tempo; dunque presumibile nelle vicinanze doveva sorgere un villaggio longobardo; la nostra speranza è quella che questo insediamento sia ancora conservato nel sottosuolo. Però il paese di Grignano si trova a poca distanza dall'area archeologica e considerato che il centro abitato è documentato la prima volta in due pergamene della fine del decimo secolo appare probabile che l’insediamento longobardo fosse in corrispondenza dell'odierno paese; dunque l'edificazione delle case attuali o la modificazione di quelle più antiche potrebbero averne causato la distruzione.

La scoperta di un sito archeologico, la sua conservazione, il suo studio hanno permesso il racconto che viene qui narrato sono il frutto di un complesso lavoro di squadra. In questo caso lo scavo archeologico e il restauro dei reperti è stato reso possibile dal fattivo sostegno di Autostrade Pedemontane Lombarde e dalla professionalità degli archeologi che sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia hanno effettuato gli scavi e che stanno studiando i reperti. La strada da percorrere conoscere approfonditamente questa importante pagina del territorio dell'isola Brembana è ancora lunga e certamente il racconto della vita di questi antichi abitanti si potrà arricchire di novità e particolari.

Aggiungiamo semplicemente una riflessione di quante vite ci hanno preceduti a pochi metri dalle nostre abitazioni ma a millenni di distanza; vite con le loro sofferenze, gioie, dolori, secoli di tranquillità e secoli di terrore … solo la fortuna o sfortuna di essere vissuti in determinati momenti storici… e altra domanda: ma alla fine noi da chi si discende: celti, latini o longobardi?


GianPietro Locatelli